Triestinacci - no, non voi che avete riempito metà del Politeama Rossetti stasera - ma voialtri che continuate ad andare a vedere Rocky Horror Show e vi siete persi una perla rara come questo Once - una volta nella vita, come avete potuto?!? Per la solita timidezza che vi porta ad andare a vedere solo titoli che già conoscete? Ora non vi resta che correre al Teatro Nuovo Giovanni da Udine il 17 dicembre per non perdervelo....accidenti!
Io non avevo mai sentito questo titolo prima; mai visto il film; mai vista la versione originale, sono entrato in sala senza nessuna aspettativa e minuto dopo minuto, nota dopo nota, mi sono sentito travolgere dall'emozioni raccontate, dalla bellezza della musica e della meravigliosa voce di Luca Gaudiano, il ragazzo come viene definito il suo ruolo nel programma di sala.
Entrando in sala le luci erano soffuse e, un quarto d'ora prima dell'inizio, hanno iniziato ad aggirarsi per i corridoi di platea vari cantanti/musicisti che hanno iniziato ad intonare canzoni irlandesi - not my cup of tea, but... - , accompagnandosi con gli strumenti che si portavano appresso (la canzone interpretata magistralmente da Francesca Taverni era da sola sufficiente a giustificare l'essere andati a teatro!), invitando il pubblico che man mano entrava in sala a tenere il ritmo con il battito delle mani. Da lì all'inizio dello spettacolo il passo è stato breve e totalmente fluido, lasciando il palco a Luca Gaudiano che con la prima canzone Leave ci ha regalato un'altra emozione indimenticabile, Quella che segue è Falling Slowly, vincitrice del premio Oscar nel 2006 come miglior canzone. A quel punto la predisposizione d'animo era totalmente conquistata e tutto ha conseguito a rinforzarla: il sound design di Enrico Porcelli è talmente naturale da sembrare inesistente e come tale andrebbe insegnato nei corsi per fonici teatrali; la superlativa direzione musicale di Antonio Torella, che ci regala con Gold un concertato a cappella di bellezza ineguagliabile, dove ogni singola voce è percepibile nella sua armonizzazione ma in verità sembra una voce unica; le coreografie di Gillian Bruce che non hanno un inizio, né una fine, ma che sfociano naturalmente da una situazione registica per trasformarsi in danza, senza roboanti ma avulse sequenze; la regia di Mauro Simone che- non so quanto sia fedele alla versione originale non avendola vista - ma è assolutamente geniale, elegante, vibrante, sensibile, attenta fino a simulare lo sfarfallio della luce notturna di una città con delle torce a led in mano ai cantanti/musicisti seduti. Completano il cast artistico Valerio Tiberi, artefice di un disegno luci elegante e mirabolante per precisione e cromie, le semplici ma efficaci scene di Stefano Antozzi e gli adeguati costumi di Silvia Cerpolini e Fabio Cicolani. Lode e gloria alla Compagnia della Rancia per aver puntato su questa bellissima produzione.
E poi loro, questi undici meravigliosi artisti: musicisti, cantanti, attori e ballerini come non pensavo ne esistessero in Italia. Si, sapevo della già citata Francesca Taverni, che interpretava la mamma della ragazza, una veterana del musical all'italiana, incredibilmente dotata vocalmente e scenicamente, ma non degli altri. A partire dalla coprotagonista Jessica Lorusso per passare a Maurizio Desinan, il papà del ragazzo, dal direttore di banca di Matteo Volpotti al fintopanciuto Billy di Giulio Benvenuti, dalla coppia di ragazzi cechi Andrea Luterotti e Andrea Salvadé fino alla due ragazze Monja Marrone e Miriam Pilla, per concludere con Niccolò Minonzio, Earnan: impossibile non citarli tutti!
Molto brevemente, la vicenda narra la storia di un musicista di strada che deluso dall'amore e dalla musica, è pronto ad appendere la chitarra al chiodo se non fosse per il magico incontro con una ragazza di origine ceca che riesce a cogliere la profonda bellezze delle inquiete canzoni d'amore che lui compone e canta.
Non posso che ripetere l'invito ad andare a seguire una replica di questo piccolo grandissimo musical ovunque riusciate...
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