È sempre bellissimo sapere che a 80 km da casa c'è una capitale europea che ti offre spettacoli prestigiosi senza lo stress di...doverci vivere :-) ancora grazie al Festival di Lubiana e alla direzione per la qualità e la bellezza delle proposte che ho avuto modo di vedere!
La serata è divisa in due parti: nella prima c'è una produzione del 2016 creata da Gil Roman, attuale direttore della compagnia svizzera, mentre nella seconda assistiamo ad un collage di duetti di Maurice Bejart, uno dei geni coreografici del XX secolo.
Confronto impari.
In estrema sintesi, della prima parte direi che i due musicisti - Citypercussion, alias Thierry Hochstaetter e jB Meier -sono stati la parte più interessanti della serata tant'è che, spesso, l'occhio cadeva su di loro invece che sui danzatori, che peraltro sono strepitosi. Pensavo: avere per le mani una compagnia di 34 elementi e limitarsi quasi sempre a lavorare su piccoli gruppi: che spreco! Bravi i ragazzi del sestetto maschile e Elisabet Ros nel suo assolo. Molto bello il disegno delle luci. E se evito di parlare della coreografia potete ben immaginare il perché...
La seconda parte ci ricorda immediatamente cosa vuol dire avere talento coreografico: i singoli passi hanno un senso compiuto e profondo nel disegno generale, riuscendo a generare emozioni, senza essere solo sequenze di passi che sono quanto do più semplice si possa proporre anche ad allievi amatoriali. Dietro ogni duetto c'è grande gusto estetico, conoscenza dei pesi scenici, profondo senso teatrale, musicalità da vendere, bellezza e poesia. Non sono stato un estimatore del lavoro di Bejart che, all'epoca, mi sembrava troppo teatrale e poco danzato. Ma per fortuna sono riuscito a cambiare opinione: come per molti altri geni, autori di capolavori, la distanza temporale rende e conferma la grandezza dell'opera. Avercene di coreografi così! I danzatori hanno indubbiamente meno personalità di una volta, nonostante siano tutti tecnicamente più ferrati: dai loro volti non traspare molto, se non un sorriso stereotipato. Non sono più gli anni di Jorge Donn, della Savignano, di Bortoluzzi, di Sylvie Guillem: ecco allora che, quando entra Elisabet Ros, tutto si illumina. Di nuovo i danzatori sono più interessanti e intriganti delle danzatrici.
Riconosco estratti da "Webern Opus 5", "Bakhti III", "Wien, wien, nur du allein" e altri cui non saprei dare un titolo e che, purtroppo, il programma di sala né il sito della compagnia riportano. Lo stesso per quanto riguarda gli interpreti o gli autori dei costumi e delle musiche. Mi dispiace anche non poter allegare foto, almeno di repertorio ma il sito della compagnia è blindatissimo...
Krizanke quasi tutto pieno, pubblico caloroso
Ne approfitto per chiedere pubblicamente il senso di apporre due maxischermi ai lati del palcoscenico che trasmettono una visione dello spettacolo in diretta, composta da una regia mobile, che purtroppo arriva sugli schermi con un secondo di differita, creando così una sorta di "eco" con quanto succede al centro del palcoscenico non proprio piacevole...
Non ho capito se -alla fine di tutto- lo hai apprezzato o no!!
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