Finalmente sono riuscito a vedere questa produzione de Le Corsaire commissionata dalla direzione artistica della SNG di Lubiana nell'infausto 2020 e andata in scena a singhiozzo per le continue sospensioni causa pandemia...
José Carlos Martinez, per chi di voi non lo conoscesse, è stato un "insolito" primo ballerino dell'Operà di Parigi. Insolito perché grande virtuoso pur essendo un ballerino di linee. Generalmente i ballerini della sua generazione dalle lunghe linee liriche non erano dotati di gran tecnica virtuosistica maschile. Ecco perché lo definisco insolito e spero di essermi spiegato meglio. Dopo essersi congedato come danzatore, ha diretto a lungo la Compagnia Nazionale di Danza spagnola per poi diventare coreografo freelance. In questa veste ha rimontato a Lubiana la sua versione de Le Corsaire. Non sono uno storico della danza ma credo che sia un altro di quei titoli che ha avuto numerose riletture classiche che io stesso, ballettomane impenitente, faccio fatica a ricordare e a distinguere. La versione di Martinez ha il pregio di cercare di rimettere un po' di ordine e logica in tante stratificazioni culturali e non, che affiorano confusamente nel nostro immaginario quando pensiamo a questo titolo. Ho trovato vincente l'idea di spostare il grand pas de deux nel sottofinale e di riportarlo ad essere tale e non più col terzo incomodo... La vicenda di Conrad, il corsaro, innamorato di Medora, venduta al mercato delle schiave, è ben raccontata, meglio di quanto visto in altre versioni, anche se non possiamo definirlo un balletto narrativo. E per essere un ballet d'action gli manca un po'...di action! (Ho sofferto molto nel non vedere il pas de trois delle odalische ma solo una citazione dell'adagio dello stesso). Ma al bando le catalogazioni perché nel complesso è comunque un'operazione riuscita. Un sostegno notevole lo offre Inaki Cobos Guerrero che firma i meravigliosi costumi: veramente di una bellezza indimenticabile! Meno coinvolgenti le scene di Matej Filipcic e poco incisive, rispetto alle capacità cui ci ha abituati, le luci di Jasmin Sehic.
La mia adorata piccola compagnia slovena danza questa produzione con la solita limpidezza e solerzia. Certo, volendo affrontare produzioni con atti bianchi - anche se questo era di un bellissimo rosa - il direttore Zanella dovrà pensare ad uniformare un po' di più le fila del corpo di ballo femminile, troppo sparigliato per affrontare il rigore di simmetrie e disegni geometrici. L'assieme è una costante sempre presente e portante e un bravo va a tutti i maestri ripetitori che mi sembra giusto citare almeno per una volta: Viktor Isajcev, Mojca Kalar Simic, Olga Andreeva e Stefan Capraroiu. Delicatissime e deliziose le danzatrici del corpo di ballo nella coreografia delle schiave nel primo tempo.
Andando ai protagonisti ho trovato Yaman Kelemet, una Medora incredibilmente cresciuta e maturata: splendido controllo dei suoi non facili piedi, espressiva presenza e allure da vera Prima Ballerina, brava! Qualche piccola incomprensione nel passo a due finale e nei fouettés della coda hanno solo lievemente ombreggiato una prestazione di ottimo livello. Il Conrad di Yujin Muraishi mi ha fatto temere per la sua incolumità in diversi virtuosismi: sia nei doppi sauts des basque che nei tours en l'air in passé il suo corpo perde compattezza e allineamento. Peccato perché ha una gran tecnica mentre la presenza scenica è consona agli standard orientali. Non posso dire che Nina Kramberger sia il mio tipo di ballerina e affiancata alla Kelemet il confronto è ancora più duro, ma si difende. Sicuro di sè, affidabile e tecnicamente solido il Lankendem di Thomas Giugovaz. Presenti, freschi e forti i quattro corsari di Miu Kitabatake, Erica Pinzano, Matteo Moretto e Filippo Jorio. Lo stesso dicasi per Birbanto e la sua amica, Hugo Mbeng e Tjasa Kmetec. Abilissime nei sostenuti le tre odalische danzate da Chie Kato, Erica Pinzano e Tasja Serler.
Meraviglioso sentire nuovamente l'orchestra nel golfo mistico con la giusta ed equilibrata distribuzione del suono. La partitura, un po' troppo pasticciata per i miei gusti, è stata condotta da Mojca Lavrencic con occhio attento al palco e ai giusti tempi per i danzatori. Sala gremita di bambini, pubblico plaudente
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