Tornando a vedere una replica de Il grande Gatsby non posso che ripetere le mie impressioni su l'opera più conosciuta di uno dei miei scrittori di formazione, Francis Scott Fitzgerald, anche se questo non è stato il mio romanzo preferito (Tenera è la notte sì!), soprattutto a causa della trama poco chiara e per la gran quantità di personaggi e nomi.
Alla prima visione mi ero approcciato a questa messa in scena con qualche perplessità, domandandomi come avrebbe fatto un coreografo a rendere leggibile un plot così complesso. Leo Mujic è un coreografo che conoscevo di nome per Glembaj in repertorio al Balletto Nazionale di Zagabria, ma di cui non avevo ancora mai visto nulla.
Ancora più dubbi.
Poi si è aperto il sipario anzi, per l'esattezza, è salito un fondale nero ed è iniziato un assolo, danzato meravigliosamente da Lukas Bareman. Ma proprio meravigliosamente: fluido come il miele che scende da un cucchiaio, con gambe e schiena incredibilmente flessibili! E lì ho iniziato a rilassarmi: un coreografo che costruisce un solo di questo tipo su un danzatore il suo mestiere lo conosce bene.
Man mano che si dipanava la storia, restavo sempre più sorpreso dalla grande competenza scenica di Mujic che riusciva ad utilizzare i pesi e i contrappesi scenici sempre con grande maestria: primi piani e controscene, il grandioso effetto del corpo di ballo schierato di schiena che sale sul pianale motorizzato dalla fossa orchestrale, la danza degli elementi scenici appesi, il travolgente Sing Sing Sing per l'intera compagnia, le mille trovate sceniche e attrezzistiche....bravo! La sua cifra stilistica non è particolarmente innovativa ma è molto musicale, ricca di nuances interpretative e di grande effetto, cucita con grande maestria addosso ai danzatori, di cui sa esaltare tutte le doti...bravissimo!
Il collage musicale unisce brani di Philip Glass, Leonard Bernstein, George Gershwin, Louis Prima, Samuel Barber, Glenn Miller, George Whitefield Chadwick, al punto che sembrano esser stati scritti tutti nella stessa epoca e proprio per questa vicenda.
Il corpo di ballo del Teatro Nazionale di Lubiana interpreta questa coreografia con brio, voglia, piacere ed entusiasmo vitale: dai primi ballerini ai solisti, dai danzatori di fila fino alle comparse, tutti sono compresi nei loro ruoli e sembrano voler offrire la vita in cambio della possibilità di poter danzare!
Molti sono i ruoli solistici e sarebbe impossibile elencarli tutti ma non posso non soffermarmi sulla danza elegante di Tjaša Kmetec, sulla verve giovanile di Yaman Kelemet; sul versante maschile Petar Đorčevski conferma le sue doti di partner brillante e di solista talentuoso, Lukas Zuschlag disegna un piccolo cammeo ma con la solita finezza interpretativa e Hugo Mbeng non smette mai di sciorinare tecnica intrepida e netta.
L'apparato scenografico ad opera di Stefano Katunar è tanto semplice quanto fortemente suggestivo e capace di portarci nei luoghi del racconto grazie soprattutto al magistrale disegno luci di Aleksandar Čavlek, veramente strepitoso! I costumi di Manuela Paladin Šabanović riportano con grande sensibilità a quest'epoca per me
magica, fatta di senso di libertà, di sregolatezza e di possibilità, di abbandono e di sogno, e se il racconto è riuscito è senza dubbio anche grazie alla drammaturgia riscritta da Bálint Rauscher.
Il collage musicale unisce brani di Philip Glass, Leonard Bernstein, George Gershwin, Louis Prima, Samuel Barber, Glenn Miller, George Whitefield Chadwick, al punto che sembrano esser stati scritti tutti nella stessa epoca e proprio per questa vicenda.
Il corpo di ballo del Teatro Nazionale di Lubiana interpreta questa coreografia con brio, voglia, piacere ed entusiasmo vitale: dai primi ballerini ai solisti, dai danzatori di fila fino alle comparse, tutti sono compresi nei loro ruoli e sembrano voler offrire la vita in cambio della possibilità di poter danzare!
Molti sono i ruoli solistici e sarebbe impossibile elencarli tutti ma non posso non soffermarmi sulla danza elegante di Tjaša Kmetec, sulla verve giovanile di Yaman Kelemet; sul versante maschile Petar Đorčevski conferma le sue doti di partner brillante e di solista talentuoso, Lukas Zuschlag disegna un piccolo cammeo ma con la solita finezza interpretativa e Hugo Mbeng non smette mai di sciorinare tecnica intrepida e netta.
L'apparato scenografico ad opera di Stefano Katunar è tanto semplice quanto fortemente suggestivo e capace di portarci nei luoghi del racconto grazie soprattutto al magistrale disegno luci di Aleksandar Čavlek, veramente strepitoso! I costumi di Manuela Paladin Šabanović riportano con grande sensibilità a quest'epoca per me
magica, fatta di senso di libertà, di sregolatezza e di possibilità, di abbandono e di sogno, e se il racconto è riuscito è senza dubbio anche grazie alla drammaturgia riscritta da Bálint Rauscher.
Se riuscite, andate a vedere una replica il 22, 23 o 24 marzo 2022: avete tutto il tempo per organizzarvi e ne vale veramente la pena!
Bentornato, carissimo Corrado! Sono contento di poter leggere nuovamente i tuoi commenti e le tue impressioni sugli spettacoli che vai a vedere. E' come essere lì con te, seduti sulla poltrona accanto alla tua. Grazie ancora!
RispondiEliminaGrazie a te Denis! E facciamo che la prossima volta sarai veramente seduto nella poltrona affianco alla mia?
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