A distanza di sette anni e dopo aver visto anche l'edizione originale
inglese, mi trovo a scrivere nuovamente di una edizione italiana di
"We Will Rock You" che ha fatto il suo debutto italiano a
Trieste nella Sala Assicurazioni Generali del Politeama Rossetti di
Trieste.
Ahimè, a fronte di una parte musicale di altissimo livello, la
versione scenica è assolutamente deludente rispetto alla precedente
edizione e a quella anglosassone.
La trama seppur folle, seppur semplice "acchiappa". Vuoi per l'humor che la percorre, vuoi per i tanti riferimenti sarcastici al mondo musicale leggero italiano, vuoi perché il nostro è visto come il paese del "cantiamoci sopra" ed è vero che a noi Italiani la musica piace, quindi l'idea che qualcuno abbia spento la musica e la passione delle persone per la stessa, non ci piace e ci spinge a parteggiare per i Bohémiennes che vogliono recuperarla. Siamo nel 2311 e il mondo è controllato dalla Global Soft, capeggiato da Killer Queen, impersonata da una strepitosa Valentina Ferrari: una presenza imponente e una voce che prende, conquista, stravolge e appassiona per estensione, tecnica e colore. Il giovane ribelle Galileo, cui presta il corpo e la voce rock bella e potente Salvo Vinci, insieme a Scaramouche, Alessandra Ferrari dalla grande verve e con voce graffiante e travolgente, diventeranno i paladini della distruzione della Global Soft e, contemporaneamente delle riconsegna della musica al mondo. Come andrà a finire? Ovvio...è un musical e tutto finisce sempre bene...
La regia scorre senza picchi e senza abissi, abitando una scenografia
statica e senza fantasia, mentre sono gradevoli i costumi e le
coreografie ad opera di Gail Richardson.
Bravo tutto il resto dello staff da Massimiliano Colonna, un
nostalgico Pop, a Claudio Zanelli un ottimo Britt e ancora Paolo
Barllari e Loredana Fadda. Ma un bravo anche all'ensemble, agli
orchestrali diretti con maestria da Riccardo di Paola. Ancora un
bravo al Vocal Director Antonio Torella – i cantanti sono da urlo! - e
a Valentina Ferrari per la direzione artistica.
Ultima nota dolente di molte produzioni italiane: la fonica. Sarà
stato per il poco rodaggio dello spettacolo ma è stata veramente un
disastro: microfoni scoppiettanti, aperture mancati, taratura degli
alti al livello degno degli ultrasuoni animali...
Trieste avrà sicuramente la fama di eseere una città anziana ma non
abbiamo capito se, la motivazione per tenere i volumi così alti, era
data dalla speranza che gli anziani restassero svegli o che potessero
sentire comodamente...in ogni caso non avevo mai sentito tante
lamentele in merito
Pubblico plaudente ma non particolarmente trasportato
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