Locandina dello spettacolo
Incredibile ma vero, io Dirty Dancing, il film, non l'ho mai visto!
Per cui non faccio parte della pletora di appassionati, quasi dipendenti delle singole battute e scene, e non ho particolari riferimenti, se non le scene cult che ho visto diverse volte su YouTube.
Nonostante questo ho la sensazione che, dietro questa versione teatrale, ci sia la volontà di riproporre pedissequamente le scene e le situazioni del film.
Che finisce per rendere lo spettacolo lento e frammentario, senza una vera scintilla, se non durante la scena finale.
L'altra cosa strana è che viene classificato come musical mentre, del cast di 18 persone, solamente 3 sono cantanti o, perlomeno, hanno qualcosa da cantare.
Ci sono diversi interventi ballati ma niente riconduce alla capacità tipica del performer di musical di cantare, ballare e recitare.
La sceneggiatrice del film, Eleanor Bergstein, ha curato anche la versione teatrale ma, a mio avviso, non sia stata una buona idea: ha avuto venti minuti in più rispetto alla durata di un film, ma non è riuscita a superarne il didascalismo e la frammentarietà che il limite della scatola scenica deve averle posto.
L'allestimento è colossale, anche troppo, perché in verità è un po' un vorrei ma non posso...dove la casa delle vacanze, costruita nella maestosità dei suoi tre piani, è alta non più di 3 metri e quando gli attori le si avvicinano, il grottesco è immediato; lo stesso dicasi per l'ingresso alla casa degli Houseman, affiancato da due alti alberi che, ad ogni rotazione per svelare la cameretta di Baby, vibrano e sobbalzano come neanche durante un terremoto. Costumi gradevoli ma sicuramente troppo vincolati alla versione cinematografica che può sciorinare primi piani, mezzi piani, piani totali, panoramici, ecc. "rivelando" ben poco di un costume ma che in teatro è invece fondamentale alla creazione di un personaggio e del suo carattere. Pesanti e poco naturali le parrucche.
Bellissimo disegno luci di Valerio Tiberi.
Sono stati bravissimi gli interpreti, in primis Sara Santostasi, una Baby fresca e dirompente, capace di far crescere il suo personaggio in scena, da adolescente a donna; strepitoso Giuseppe Verzicco, nel ruolo che fu di Patrick Swayze, che ho detestato al suo apparire e amato appassionatamente nel finire; le gambe infinite e le buoni capacità attoriali di Federica Capra nel ruolo della maldestra Penny Johnson; le bellissime voci di Samuele Cavallo, Loredana Fadda e Russel Russel e via via i membri della famiglia Houseman, dei Kellerman e dell'ensemble: bravi tutti, veramente!
Il finale riscatta decisamente un avvio di spettacolo lento e un po' noioso, regalandoci un ritorno a casa a suon di "(I've had)The Time of My Life" che non mi ha ancora abbandonato stamattina...
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