Locandina dello spettacolo
Anche quest'anno sono tornato a vedere una replica della ripresa de "Lo Schiaccianoci - Una favola Natalizia" proposta, come da molti anni a questa parte, nel periodo natalizio da parte della Compagnia di Balletto della SNG di Lubiana, in Slovenia. Riprendo il cappello iniziale della recensione dello scorso anno visto che sono alla mia quarta recensione e la mia opinione non cambia. Anzi, ogni anno scopro qualche dettaglio in più!
Questa bella, intelligente ed elegante versione ad opera di Youri Vamos, rappresenta una valida alternativa agli allestimenti più tradizionali. Vamos ha unito il libretto originale di Marius Petipa (che si era rifatto all'adattamento di Dumas del racconto di Hoffman "Lo Schiaccianoci e il Re dei Topi") al Racconto di Natale di Charles Dickens, scrivendo una storia nuova, efficace e con una morale di fondo molto più accattivante delle complicate e nascoste letture psicologiche del testo tradizionale.
A parte questa interessante idea di mescolare queste due vicende che hanno il comune denominatore nel Natale, l’aspetto più interessante è la personalissima cifra coreografica che Vamos dimostra ed elargisce a piene mani. Siamo pieni di coreografi che possiamo definire “seguace di”, “figlio di”, “ispirato da”. Vamos, nonostante non abbia raggiunto la fama planetaria di Balanchine, di Bejart, di Forsythe è un coreografo unico ed estremamente interessante. Ogni passaggio, ogni presa, ogni passo, esula dalle convenzioni o dalle regole del “bravo coreografo”, denunciando evidentemente un bisogno personalissimo e unico, la necessità di coreografare per esprimere un mondo privato molto ricco e interessante.
Un altro degli aspetti a mio avviso estremamente interessante è dato dal fatto che le stesse persone che abitano il villaggio, e quindi la vita di Scrooge, li ritroviamo all’interno del momento onirico: quindi un poliziotto inglese, il tipico Bobbie, si trasforma nello “Spettro della morte”, Bob Cratchit diventa il solista maschile della danza spagnola, e così via. Nel finale, e ancor più nei ringraziamenti, il coreografo si diverte a svelare questo gioco di doppi creando un divertito gioco di smascheramenti e sorprese.
Ha inoltre l'enorme merito di aver rimosso gli inutili e poco credibili topi, le danze sociali dei parenti e tutte le lungaggini del primo atto di qualunque versione.
Infine, credo di non aver mai visto bambini, anche molto piccoli, così attenti e rapiti da quanto succedeva ion scena in nessuna altra versione
L'unica pecca sono i tagli e i montaggi rispetto
alla partitura originale, alcuni veramente selvaggi...
L'allestimento di scene e costumi ad opera di Michael Scott è di buona fattura e di ottima levatura e lo stesso si può dire per le luci di Klaus Garditz.
La compagnia slovena è una delle mie protegée e continua a dimostrarsi all'altezza delle aspettative. Pieni di energia, puliti, assieme e molto generosi, riescono a rendere chiaro e nitido ogni passaggio della coreografia di Vamos così veloce, complessa e piena di movimenti!
Lo Scrooge di Lukas Zuschlag mi ha nuovamente sorpreso perché raramente ho visto un bello così espressivo e completamente nel personaggio: bravo!
Ana Klasnja che avevo poco apprezzato nella recente produzione di Verbruggen, l'ho trovato molto più a suo agio e gradevole in questo capolavoro di Tchaikovsky: il suo fisico viene molto valorizzato dal tutù e, anche se mi è parsa un po' stanca nel grand pas de deux finale, ha saputo sostenere molto convincentemente il ruolo da Prima Ballerina che la Direttrice della compagnia, Sanja Neskovic Persin, le ha affidato.
Al contrario, avevo già trovato interessante Richel Wieles nella stessa produzione degli Inni Orfici e mi ha pienamente convinto anche qui: partner sicuro e solista affidabile, ha una bela presenza scenica e un fisico prestante (mi permetto solo di suggerirgli di chiudere maggiormente la quinta posizione nei double assemblé en torunant).
Ma la vera rivelazione dello spettacolo è Marin Ino che sembra nata per fare lo Spirito del Natale: un ruolo veramente impervio tecnicamente che lei sciorina tecnicamente con una semplicità incredibile, abile nel cesellare tutti i singoli passaggi dell'intricata coreografia di Vamos: brava!
Molto più convincente Yuki Seki come Spirito della Morte che lo scorso anno mi aveva lasciato titubante: quest'anno l'ho visto tecnicamente sicuro, fascinoso e divertente.
Un bravo anche a Hugo Mbeng che disegna un Bob Cratchit preciso e gradevole, ancora più sicuro e accattivante nella danza spagnola.
Bene tutti i solisti, in particolare Tjasa Kmetec e, nuovamente, Hugo Mbeng nel Valzer dei Fiori e la coppia Ursa Vidmar e Filip Viljusic, protagonisti efficaci di una sensualissima danza araba.
Il Maestro Aleksandar Spasic conduce l'ottima Orchestra del Teatro Nazionale con grande attenzione ai danzatori, ma talvolta con troppo volume negli ottoni e negli archi.
Teatro sold out e pubblico entusiasta!
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