Locandina dello spettacolo
Non posso smettere di ringraziare il direttore artistico del Festival, Darko Brlek, per aver proposto questa versione di Giulietta e Romeo che non avevo ancora mai visto. E' stata un'interessantissima visita al museo della danza, per scoprire la prima versione che Leonid Lavroski, Sergej Prokofjev, Sergej Radlov e Adrian Piotrovski avevano scritto assieme nel 1940.
Il lavoro di regia, di cesello della mimica, di costruzione degli assiemi e di ricerca delle danze popolari italiane è incredibile: al giorno d'oggi siamo abituati a vedere danza unisona fatta da splendidi danzatori, ma ci siamo persi per strada l'aspetto prettamente teatrale del raccontare una vicenda. Sin dall'apertura del sipario in questa versione invece, è molto evidente. Ad iniziare da due danzatrici che interpretano due bambinetti/mendicanti, per proseguire con i popolani che lentamente riempiono la scena, raccontando ognuno il proprio personaggio, per concludere con il maestoso duello che pervade tutta la piazza in un crescendo infinito. Tutto è facilmente leggibile e ci trasporta realmente in quegli anni, in quella situazione, in quel dramma.
Una grande compagnia, come lo è questa del Teatro Mariinsky di San Pietroburgo ha ragione a tenere in vita un gioiello così prezioso, anche se è stato riposto in cassaforte per tanti anni. Onore e gloria, ripeto, al Festival di Lubiana che ci regala una perla tanto preziosa, nella cornice prestigiosa dello Cankarjev Dom, con tanto di Orchestra dello stesso teatro.
Questa è stata un'altra graditissima sorpresa: piacevole, in primis, per quanto è sempre ascoltare musica così meravigliosa suonata dal vivo; e poi per la bravura, la precisione, l'impegno e la forza con cui i professori suonano la partitura di Prokofiev. In Italia, ogni volta che un'orchestra deve accompagnare la danza, la vive come una occasione minore, di musica di serie B: avrebbero dovuto essere con noi per sentire con quale trasporto il Direttore Boris Gruzin li ha guidati e coinvolti. Bravi!
Venendo alla danza, il livello della compagnia è tale che è difficile trovare punti negativi.
Vorrei solo sottolineare che, dal punto di vista coreografico, il linguaggio di Lavorski soffre di una povertà compositiva e di una datazione facilmente intuibile, che viene sopraffatta dalla potenza della musica di Prokofiev. Non sarà un caso che la partitura sopravvive ancora, e questa versione coreografica no. Non so quanti grand jetée e piquée arabesque eseguono i primi ballerini: non li ho contati, ma non ne potevo più. I passi a due sono piuttosto scontati, con pochissimi lift; le scene d'assieme sono la parte più convincente insieme alla Danza dei jongleurs che rivivacizza il secondo atto. Siamo solo dispiaciuti per la bravura dei danzatori che avremmo voluto vederli danzare una partitura più interessante!
La nostra Giulietta era Jekaterina Osmolnikova, deliziosa e curatissima, Romeo era l'elegante Maksim Zjuzin, entrambi solisti e non Principal della compagnia; Mercuzio era Aleksej Timofejev, Tebaldo Dmitrij Pikacov, Benvolio Aleksej Nedvriga e Paride Jurij Smekalov. splendidi tutti i danzatori, dal primo agli ultimi.
Luci, scene e costumi non erano assolutamente all'altezza della qualità della danza.
Teatro abbastanza pieno, tanti applausi
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