Locandina dello spettacolo
Nonostante le tante avversità, il momento di transizione ed un titolo non propriamente facile (almeno per me) la Fondazione Teatro Lirico Giuseppe Verdi di Trieste porta a casa un risultato positivo anche in occasione di questo Orfeo ed Euridice di Cristoph Willibald Gluck.
Questo è un titolo che, nonostante sia rimasto in repertorio praticamente ininterrottamente dal '700 ad oggi, mi fa sempre sentire il bisogno di regie faraoniche, idee innovative, allestimenti importanti e coreografie molto movimentate.
Esattamente il contrario di questa edizione ad opera di Giulio Ciabatti, subentrato in corso d'allestimento dopo il taglio di quello inizialmente previsto e forse troppo costoso.
Ciabatti ha fatto una regia molto misurata, da camera, scegliendo una dimensione Magrittiana per raccontare il mito di questa coppia infelice: fa scorrere uomini e donne con ombrelli aperti, siluetta, usa lo slow motion, i piccoli gesti, invade la scena di sedie...è aiutato da un allestimento sobrio ma imponente, geometrico ma capace di emozionare e suggerire ad opera di Aurelio Barbato, che firma anche gli eleganti costumi e sposta tutta l'ambientazione negli anni cinquanta del secolo scorso. Ancora, Claudio Schmid lo aiuta disegnando luci eleganti e bellissime. Ma è comunque merito di Ciabatti una coerenza che segna tutto il dipanarsi della vicenda e un risultato che sembra lungamente provato dalle varie masse, ma che sappiamo non esserlo sicuramente stato.
Duro, insopportabile il colpo subito con il taglio delle danze, specialmente dopo aver sopportato i primi due atti che, a mio modesto parere, sono di una lentezza e di una noia insormontabile. Magari si poteva ricorrere a soluzioni meno costose ma capaci di animare comunque lo spettacolo: gruppi amatoriali o di allievi, ma era veramente troppo scarno e senza enfasi il lieto fine...
Ho trovato la direzione di Filippo Maria Bressan curata ma spesso troppo respirata e rallentata, cosa che non ha giovato ai primi due sopracitati atti, ma saputo ben gestire volumi delle voci, dell'orchestra e del coro. Quest'ultimo ha saputo tenere in piedi lo spettacolo, creando gli unici veri momenti di intrattenimento visivo, di danza quasi.
Sono rimasto molto perplesso dalla prestazione di Laura Polverelli nel ruolo di Orfeo: ho trovato la sua linea di canto discontinua, con poco colore nei primi due atti ed invece gradevolissima nel duetto con Euridice del terzo atto e nella bellissima aria Che farò senza Euridice. Quest'ultima è stata eseguita magistralmente...mah? Al suo fianco una gradevolissima Cinzia Forte anche lei perfettamente a suo agio nel duetto di cui sopra e nel rendere il dolore ed il lamento della compagna di Orfeo. Bene anche l'Amore di Milica Ilic, garbata e misurata ma presente.
Pubblico contento, teatro abbastanza pieno ma la ronde dei ringraziamenti era lunga ed interminabile
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