Locandina dello spettacolo
Ma guarda un po'. Chi avrebbe mai immaginato di incontrare una splendida Giselle in seno ad una compagnia di giro?!? Ed invece è stata proprio così. Come già detto e ripetuto, purtroppo, non sarò in grado di dirvi il suo nome, ma posso assicurarvi che è stata deliziosa.
Il Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia ospita da diversi anni il Balletto di Mosca "La Classique" nella Sala Assicurazioni Generali del politeama Rossetti di Trieste, è così ha fatto anche quest'anno offrendoci uno Schiaccianoci (che ho già recensito lo scorso anno) e questa deliziosa Giselle, basata sull'originale di Coralli e Perrot, sulla musica romaticamente immortale di Adolphe Adam.
L'aspetto che mi ha maggiormente colpito è stato il revisionismo drammaturgico applicato dal Maestro Elik Melikov che ha saputo risolvere brillantemente alcune delle incongruenze di questo balletto di repertorio così come viene rappresentato nei maggiori teatri mondiali. Ad esempio: chi ha mai capito perché la corte di nobili al seguito di Bathilde si disperde nel bosco per una pennichella dopo averla lasciato nella minuscola casetta di due contadinelle? O perché Giselle stramazza al suolo per una brutta notizia dopo aver saltato e girato per trenta minuti di seguito? Lascio da parte il mio solito sarcasmo, ma i punti salienti sono proprio questi.
Melikov si concentra molto attentamente sulla
costruzione della sua versione, senza dare per scontato nulla e senza ripetere pedissequamente la mimica che spesso viene tramandata. Si pone delle domande e, come già detto, offre anche delle risposte, proponendo una visione diversa ma interessante. Il fulcro della sua operazione ruota giustamente intorno a Giselle, che dimostra una salute cagionevole da subito e lo si capisce già dai turbamenti che le salgono nel momento in cui incontra Albrecht. Durante il Valzer delle vignaiole ha un primo mancamento (presente anche in altre versioni) ma qui viene sottolineato ed evidenziato mentre molte altre ballerine credo lo accennino, quasi a voler celare una debolezza del personaggio.Ogni volta che succede qualche imprevisto questa Giselle si adombra, si perde nei propri pensieri, nei propri dubbi e aspetta sempre che sia qualcun'altro a trovare una soluzione che sia la mamma, Albrecht o Hilarion. La nostra Carla Fracci ha molto lavorato sul personaggio per chiaroscurarlo e renderlo credibile a tutto tondo. Ma sono del parere che Melnikov sia riuscito a scendere ancora più a fondo nell'aspetto psicologico e motivazionale.
Questa danzatrice sa essere anche molto altro: è tenera e indifesa, titubante, austera, addolorata e luminosa; ha punte d'acciaio nonostante un collo del piede molto sviluppato e un adagio mozzafiato: meriterebbe di apparire come Guest in teatri e produzione più altisonanti.
Il corpo di ballo è lavorato e molto assieme: sembra di essere tornati ai vecchi, elevatissimi standard sovietici. Le file ed i disegni sono impeccabili, così come le controscene e l'energia profusa.
In merito agli altri solisti Albrecht era elegante e pulito, nobile anche se con un viso poco credibile nel ruolo del seduttore; Myrtha era precisa ma il ballon (l'abilità nel saltare) era ottimo a sinistra e meno consistente a destra e, in generale, era poco severa e affascinante; Hilarion era nella parte. Mentre dedico una nota di merito in più per Bertha, la mamma di Giselle, che era partecipe e ben costruita tanto quanto il personaggio della figlia (anche se ogni tanto sembrava fosse entrata in scena Madonna Capuleti).
Scenografie dipinte e un po' troppo gualcite, costumi nel tipico stile sovietico un po' troppo lucidi e appariscenti, luci funzionali ma pensate,troppo fumo sparato con poca delicatezza ma nel contesto generale una versione veramente gradevole e ben riuscita: bravi!
Peccato che a vederla ci fosse un quarto di platea e forse una delle gallerie piene....peccato per gli artisti e peccato per tanto pubblico che, magari con un prezzo più popolare, avrebbe potuto stivare tutto il teatro.
Nessun commento:
Posta un commento