Locandina dello spettacolo
Per parlare di Les Nuits, del coreografo franco-albanese Angelin Prejolicaj, ho deciso di partire da un punto di vista diverso, per cui non vi racconterò per prima cosa dello spettacolo, ma vi parlerò della compagnia.
Sono rimasto colpito innanzitutto dalla capacità di danzare unisoni, prerogativa che nel secolo scorso era appannaggio solo dei corpi di ballo di impostazione classica dell'ex Unione Sovietica, ma incredibilmente è il punto di forza di questi splendidi 18 danzatori contemporanei.
Si è sempre pensato che chi danza lo stile contemporaneo non è tenuto a muoversi sincronicamente. Anzi, spesso era proprio considerato fuori luogo...
Evviva Prejolicaj che, non solo lo gradisce, ma ha cercato anche uno staff che lo supporti in questa direzione. Sarebbe da proporlo come Direttore dei corpi di ballo di numerose compagnie classiche. Oltre a ciò questo "scellerato" permette ai suoi danzatori anche di stendere i piedi, altra vecchia diatriba che divide gli appassionati di danza contemporanea. Che meraviglia...finalmente l'energia del movimento di una gamba può propagarsi fino alla sua estremità! Ho avuto recentemente la sfortuna di assistere ad uno spettacolo di danza contemporanea, ospitato nel massimo teatro della città in cui vivo, nel quale chi ha messo insieme i movimenti dei vari danzatori, chiedeva loro di estendere si il collo del piede, ma non le dita, ricreando un dettame tipico di un certo periodo della Nouvelle Danse francese degli anni ottanta del secolo scorso...imbarazzante...e poi a cosa serviva?
E a proposito di questa corrente che ha creato tanti falsi miti, sono contento che uno di questi sia stato proprio Prejolicaj che, invece, sopravvive e continua a mietere grandi successi.
A questo punto mi tocca parlare proprio dello spettacolo.
A parte i superbi danzatori, l'emozione dell'ensemble assieme (perdonatemi il gioco di parole), la bellezza del light design (Cécile Giovansili-Vissière usa i proiettori a testa mobile come fossero loro stessi dei danzatori), l'estetica molto curata e la rigorosa simmetria geometrica, tipica del coreografo e anche a me molto gradita, devo riferirvi di uno spettacolo che resta molto sulla superficie dell'iconografia, del luogo comune, del già visto e del già detto.
Peccato.
Non me l'aspettavo da un coreografo capace di tanti capolavori da Annonciation a Le parc, da Romeo&Juliet a Un trait d'union...ma è pur sempre vero che "non tutte le ciambelle riescono con il buco".
Nulla di terribile, però vedere che l'ispirazione tratta da Le Fiabe delle mille e una notte serve solo a mettere in scena un fumoso quadro in bianco ambientato in un Hammam, un gruppo di incappucciati terroristi mediorientali, amplessi sessuali che vedono gli uomini sottomettere continuamente le donne, danzatori maschi che si strusciano vogliosi come nelle più tipiche fantasie occidentali...beh, si: onestamente mi aspettavo tutt'altro. Avrei preferito un trattamento molto più onirico, immaginario, fantastico oppure sottili allusioni che mi lasciassero libero di immaginare, invece di un documentario pedissequo e poco accattivante...
Sala gremita, pubblico contento. Lode e gloria al direttore artistico del Cankarjev Dom che a soli 90 km da casa mi permette di vedere
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