giovedì 30 ottobre 2014

IL RE PASTORE 28 ottobre 2014

Locandina dello spettacolo

E' stata una bellissima serata, quella di martedì 28 ottobre, al Teatro Verdi di Trieste in occasione dell'ultima recita del secondo cast de "Il re pastore" di Wolfgang Amadeus Mozart, che ha chiuso la stagione di lirica e balletto 2014.
Una bella stagione, nonostante le difficoltà economiche.

E questo allestimento lo dimostra, rimettendo sul palco triestino la (splendida) struttura che Pier Paolo Bisleri ha disegnato per ricreare quella fissa che domina il Teatro Olimpico di Vicenza. Spettacolare ed elegantissima ma già vista in occasione de "La clemenza di Tito". Come non ricordarla. Giustamente in tempi di ristrettezze Orazi, da bravo padrone di casa, chiude i cordoni della borsa e chiede di risparmiare. E così rivediamo questo incombente monumento (forse troppo per un ambientazione arcadica, tanto pastorale) e, per suggerirne l'ambientazione bucolica, Bisleri posiziona 5 pecore sul lato sinistro del palco, una enorme montagna di vello di pecora al centro, un arcolaio e qualche secchio a destra; per il secondo atto invece, un piccolo trono e alcuni manichini a simboleggiare un esercito bloccato durante un movimento, stessa figura che viene ripresa per qualche momento dai cantanti. Ambientazioni belle, moderne e suggestive, come i costumi che conservano il richiamo mitologico assieme alla struttura settecentesca, sempre ad opera sua. Meno interessante il disegno luci un po' troppo didascalico.

Ho trovato interessante la regia di Elisabetta Brusa, ma avrebbe avuto bisogno di molte più prove per far digerire i movimenti scenici e le abilità quasi danzanti che richiede ai cantanti. Soprattutto considerando che era il secondo cast. La povera Aminta era veramente poco sicura nello slow motion che la regista le ha chiesto durante l'aria de "L'amerò, sarò costante" ed era poco adeguata nella gestione delle gambe, così come nella pretesa giocosità pastorale del primo atto dove dovrebbe rotolare sull'ammasso di lana e finisce invece a mutande all'aria "vista pubblico". Insomma, forse era meglio fare qualcosa di meno, visto le poche prove con cui si allestiscono oggi le opere.
La compagnia di canto era adeguata e di ottimo livello a cominciare dall'Elisa di Larissa Alice Wissel, splendido soprano leggero, per passare all'ottima Aminta di Arianna Vendittelli, soprano ma anche mezzo soprano, concludendo con la Tamiri di Francesca Micarelli, vincente soprattutto nella sua prima aria, ma meno sicura nella seconda. Il comparto maschile era meno efficace: l'Alessandro di Blagoj Nacoskj era poco, poco convincente mentre l'Agenore di Alessandro d'Acrissa risultava di dubbia impostazione lirica. Ma, ripeto, nel contesto e tenendo conto dei singoli ruoli, il cast era di buon livello. Grazie anche all'accorta direzione musicale di Felix Krieger, padrone della fossa orchestrale così come del palcoscenico. Fine conoscitore della musica di area tedesca, porta l'Orchestra del Verdi ad un ottimo livello di coesione e armonia, dimostrandone ancora una volta la validità musicale a tutto tondo: dalla sinfonica all'operistica, dal settecento alla musica contemporanea. Bravi!

Teatro ingiustamente vuotino...peccato! Pubblico non disaffezionarti: il teatro italiano rischia sempre più chiusure e questo è il momento di essere solidali, non di infischiarsene...vi prego!



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