Beh, devo dire che valeva proprio la pena fare il viaggio fino a Millstatt per assistere a questa serata dei "Giovani Coreografi Coreani" alla sua seconda e ultima replica europea, dopo il debutto nella prestigiosa Fiera di Francoforte.
Il coraggio di Andrea Schlehwein é ammirevole: riesce a portare produzioni internazionali, oltre a farne di proprie molto interessanti, tra le montagne, al confine con il nulla. Da qualche anno agisce all´interno del bellissimo Convento dei Cappuccini, poi trasformato in Castello, adagiato sulle rive del lago di Millstatt in Carinzia, nonostante la poca attenzione della stampa e delle istituzioni. Da brava tedesca non demorde e continua a lottare contro i mulini a vento dei politici che non vogliono prendere posizione, della carta stampata che lascia sempre meno spazio alla critica, della gelosia che elimina anche i comunicati stampa che arrivano in redazione. Ma per fortuna il pubblico continua a seguirla come dimostrano il centinaio di intervenuti alla serata di mercoledì 3 settembre al Kumst im Stift di Millstatt am See. Pubblico generoso e appassionato che deve essere stato ben educato e cresciuto in questi ultimi anni, viste le lunghe ovazioni che dedica ai pezzi più interessanti della serata.
Questa vetrina inizia nella hall della sala espositiva principale mostrandoci una tonica, ma fragile, Bora Kim che ci racconta la drammatica storia di sua nonna cui prese fuoco una maglia da casa lasciandole a perenne memoria un´incurabile insensibilità cutanea. Era quindi possibile punzecchiarla a sangue o avvicinarle materiali incandescenti senza che la signora in questione avvertisse il benché minimo fastidio. L´ingresso in scena di Bora é indimenticabile: avanza lentamente da una distanza di circa 20 metri con le gambe allargate e le braccia aperte, come un uccello ferito che non riesce più a volare, con una sequenza lunga ma perfetta che alla fine ce la rivela, a torso nudo fasciata solo da un leggero tulle.Ma il resto del pezzo è fragile come lei e troppo frammentato tra contributi video, microfono aperto e pipì scrosciante inclusa. Riesce a creare una tensione emotiva peró più grazie al testo scritto proiettato in video che grazie alla sua danza. Peccato sembra una danzatrice raffinata ed interessante che farebbe la felicità di molti coreografi.
Il secondo brano in programma è quello con la compagine più numerosa, i Goblin Party, ma è anche il più vago e il meno leggibile. Lim Jin Ho é un danzatore/coreografo che si mantiene lavorando per le pompe funebri. Questa professione lo ha portato migliaia di volte a contato con la morte, e gli ha innescato dei quesiti ricorrenti: cosa è la morte? Come si muore? Tutte le morti sono tristi? Si può sperare di morire? L´autore si affretta a chiarire che la sua coreografia non sarà triste e non lo é in effetti (a parte il finale con relativa cerimonia di "quasi" mummificazione!), ma é anche peggio perché associa ad una eccessiva lunghezza una vuotezza diffusa che non da alcuna risposta ai quesiti prima proposti. Peccato anche in questo caso perché i tre interpreti (Lee Kyung Gu, Ji Kyung Min e il coreorafo) sono danzatori di razza, unisoni e dalla bella dinamica.
Il terzo brano ha ribaltato completamente le sorti della serata. Grazie alla magia e alla poesia di Young Hyun Choi ed al suo alter ego manichino, assistiamo a 16 minuti di pura poesia su una celeberrima pagina musicale di Ärvo Part. Il suo assolo prende lo spunto da un monologo di Samuel Beckett scritto nel 1972 e intitolato "Non io" che indaga sulla solitudine. In questo brano invece il coreografo interagisce con un manichino con il quale condivide, combatte, ama, discute, fa pace, fino a diventare egli stesso il corpo fisico del suo interlocutore. Il brano ha ricevuto tre chiamate alla ribalta - meritatissime! - da un pubblico toccato e ammaliato dalla bellezza appena vista sul palco.
Conclude la serata un duo danzato da Hyun Ho Kim e In Soo Lee, anche coreografo dello stesso. Si intitola EDx2 ed è una escalation di bellezza ed energia. E' anche la coreografia più collaudata, visto che è in scena dal 2008 ed ha già vinto numerosi premi. All'inizio la danza è formale e poco interessante, ma pian piano si manifesta come u dialogo di amore e tenerezza tra due uomini, intervallato da momenti di combattimento. Si prendono, si lasciano, uno usa il braccio teso per tenerlo lontano da se, ma poi lo attira: può sembrare banale, ma la coreografia è di grande finezza compositiva e gli occhi restano incollati su questa coppia di amanti.
La serata finisce tra molti applausi, un bel buffet per tutti i presenti, organizzato nel foyer, dove gli artisti possono incontrare le persone del pubblico. Paesino di montagna batte centro urbano 1 a 0!
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