Locandina dello spettacolo
Classica, straclassica, ma di grande eleganza visiva e di contenuti la Madama Butterfly che la Fondazione Lirica Giuseppe Verdi di Trieste ci offre in questa stagione di grandi riprese per grandi risparmi!
Una versione tradizionale, molto curata, sentita e amata sia dal team creativo che dagli artisti chiamati ad interpretarla. Dalla sua ha la fortuna di essere una ripresa e quindi di aver già passato il rodaggio, di aver migliorato il pensiero e di essere maturata, come il buon vino.
Di tutto ciò dobbiamo rendere gloria al suo regista Giulio Ciabatti e allo scenografo e costumista Pier Paolo Bisleri che firmano questo bellissimo allestimento. Tanto le scene d'assieme che i temibili momenti di assolo sono brillantemente risolti e creano atmosfere delle quali l'occhio e il sentire non si stancano facilmente.
Non da meno - anzi! - è la parte musicale: uno splendido cast, armonizzata dalla bacchetta illuminata di Donato Renzetti e del Maestro del Coro triestino, Paolo Vero.
Iniziando proprio dalle masse posso dire che l'Orchestra ha suonato questa Butterfly meravigliosamente, come se la suonasse sempre; con maestria e semplicità, con armonia e sapienza: non una delle sezioni orchestrali è sembrata fuori luogo: bravi!
Stesso dicasi del Coro: bene nella breve parte in scena e meravigliosi nei vari momenti dietro le quinte.
L'allestimento è come dicevo prima tradizionale, ma di grande gusto, senza scadere mai nel dejà-vu o nel macchiettistico, spesso un rischio quando si toccano gli stereotipi, i grandi classici: stesso dicasi per gli adeguati ed eleganti costumi firmati, come le scene, da Pier Paolo Bisleri.
La regia di Ciabatti è attenta e preziosa: muove le comparse, giapponesizzate in pochissimo tempo, insegnando loro la soavità del gesto, la cerimonialità, la delicatezza dell'inclinazione del capo con la quale muove la grande parata dei parenti di Buterfly nel primo tempo; così come riesce a trasformare la quindicenne CioCioSan in una belva scatenata o in una timida pecorella; così come inventa, crea personaggi e piccoli dettagli che trascinano nella vicenda anche i recalcitranti non amanti di questa opera pucciniana, come me: bravo Giulio!
Il cast musicale è strepitoso. Amarilli Nizza è una Butterfly epica, direi da manuale: l'ho trovata musicalmente sublime, bel fraseggio, timbro chiaro e volume che gestisce con facilità, dai pianissimi agli acuti più impervi. Interpretativamente racconta un personaggio che conosce bene e lo ha arricchito di molti e gradevoli dettagli: vive, soffre, ama, muore proprio come potrebbe averla sperata Puccini.
Le faccio solo due appunti: l'ho trovata troppo sorridente nel primo atto. E' vero Butterfly emana solarità, freschezza e gioventù, ma per me le giapponesi dell'epoca non sorridevano: si coprivano la bocca con la mano, anche per ovviare al brutto contrasto dei denti giallognoli al confronto della pelle bianca. Il secondo è legata al fatto che doveva rifiutarsi di indossare quella parrucca: bella com'è al naturale, rischia il grottesco... Ma sono proprio due schiocchezze.
Luciano Ganci è un tenore che adoro: come Pinkerton ha tutto lo squillo e la naturalezza negli acuti che il ruolo richiede, oltre ad essere un attore convincente, sia nei momenti drammatici che in quelli più leggeri. ha un bel timbro e voce da regalare con facilità.
La vera sorpresa della serata è stata per me Chiara Chialli nel ruolo di Suzuki, orientale fin dal gesto più piccolo, nell'inclinazione del capo e del busto, nel saper costruire in scena un personaggio completo e a tutto tondo: veramente completa e bravissima nella recitazione. Musicalmente è anche lei convincente e appropriata: veramente brava!
Adeguato e sicuro lo Sharpless di Filippo Polinelli, la Kate Pinkerton di Silvia Verzier e il Commissario Imperiale di Giuliano Pelizon. Poco convincenti gli altri comprimari .
Bellissima serata, pubblico entusiasta e plaudente, sala stracolma: una gioia per gli occhi e per il cuore!
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