Locandina dello spettacolo
Premessa necessaria: non ho la televisione e non mi piace guardarla.
Detto ciò mi appresto a scrivere qualche riga dello spettacolo "Gaber se fosse Gaber" che ho visto al Politeama Rossetti di mercoledì 18 dicembre 2013 il cui protagonista Andrea Scanzi è un noto animatore del piccolo schermo. A me era noto per alcune argute note, qualche articolo e parecchie twittate che ho avuto modo di leggere su Internet: lo sapevo giornalista, ma ignoravo che praticasse anche il palcoscenico. Attilio, un mio caro amico, mi ha comunicato che Scanzi è a suo avviso un uomo molto intelligente, dichiaratamente egocentrico e molto narciso.
Confermo pienamente. E aggiungo che l'idea della Fondazione Gaber, che lo ha coinvolto in questo progetto andato in scena più di 120 volte, è lungimirante: associa la figura di Gaber, un picconatore/dissacratore ante litteram, a quella di un giornalista d'assalto e pungente come Scanzi, binomio fantastico che aiuta a portare in teatro il pigro pubblico della televisione e a risvegliare le coscienze. Forse.
Forse, perché l'operazione ha una piccola falla.C'è un limite, ahimé. L'affabulatore Scanzi è un gran piacione, ha una bella voce, una buona presenza, sa gestire i tempi teatrali e le giuste pause, ma la voce tenuta bassa e tendente al sussurro vellutato non ci porta lontano dove vorremmo andare; le continue entrate e uscite di scena e i commentari sembrano le didascaliche note di un documentario, piuttosto che una prova mattatoriale.
Quindi l'unica vera forza dirompente per convincerci a conoscere ed amare Gaber restano le sue apparizioni in video che gli archivi hanno preservato e che ci sottolineano come il suo messaggio sia tuttora vero e credibile, profondo e insuperato, alto e diretto. Bastano le espressioni del suo volto, anche segnato dal passare degli anni e del cancro che lo ucciderà nel 2003, per farci appassionare al suo pensiero, ai suoi testi e alle sue idee temerarie. Devo però riconoscere che qualche battuta del "conduttore" è fantastica. Ad esempio quando ricorda che a cavallo tra gli anni '60 e '70 del secolo scorso la scena musicale era dominata da Gaber e Mina e oggigiorno da Anna Tatangelo e Gigi d'Alessio: regresso o progresso? Oppure quando ricorda gli anni di piombo, le bombe di Stato e poi si domanda che fine ha fatto Francesca Dellera? E' esplosa per una puntura di spillo?
Però il suo contributo si limita a queste poche battute. Mi aspettavo interventi più graffianti e polemici, maggiori stimoli mentali e spunti di riflessione.
Operazione ben pensata, resta però un po' monca: senza capo né coda, soprattutto priva di apice e di finale...piatta insomma: peccato!
Teatro bello pieno, pubblico contento: per fortuna, per tutta la durata dello spettacolo, nessuno parla della vedova Gaber.
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