Splendida e raffinata serata quella che la stagione sinfonica 2013 /2014 ci ha regalato il 22 novembre al Teatro Lirico Giuseppe Verdi di Trieste.
Guidata dalla bacchetta celebre e sapiente di Flavio Emilio Scogna, l'Orchestra del massimo triestino ha dato buona prova di sé anche se in un programma molto, forse troppo, poliedrico. Passare da Wagner a Carrara e da Mendelssohn a Schubert non credo sia una prova facile neanche per le orchestre esclusivamente sinfoniche. La sensazione generale è che tutta la musica in programma sia stata eseguita correttamente ma senza anima.
Lo stesso pensiero vale per il Maestro Scogna che sembrava corretto, ma poco appassionato oltre che imbarazzato anche dal ripetuto entrare e uscire dal palco e dai continui rituali di applausi da parte del pubblico.
Lo stesso pensiero vale per il Maestro Scogna che sembrava corretto, ma poco appassionato oltre che imbarazzato anche dal ripetuto entrare e uscire dal palco e dai continui rituali di applausi da parte del pubblico.
La prima pagina "L'idillio" dal Sigfrido di Richard Wagner è stato eseguito con tutta la grazia e l'eleganza timbrica che richiede, evitando i clangori tanto cari all'autore, ma soprattuttograditissimi ad alcuni direttori d'orchestra che sembrano poter appagare malcelate passioni da capo banda.
Invece questa pagina tra le più delicate eserene di Wagner è stata suonata con la giusta cura: dal primo violino che apre e chiude il brano, alla nitidezza delle linee melodiche che si rincorrono, tutto ha funzionato nel modo migliore.
Invece questa pagina tra le più delicate eserene di Wagner è stata suonata con la giusta cura: dal primo violino che apre e chiude il brano, alla nitidezza delle linee melodiche che si rincorrono, tutto ha funzionato nel modo migliore.
Lo stesso dicasi per la bellissima pagina de "Le Ebridi, la grotta di Fingal" dove il gesto di Scogna e la risposta dell'Orchestra triestina diventano più incisivi, fino al culmine della Sinfonia n. 4 in do minore "Tragica" di Schubert che, in particolare nel febbrile finale, scatenano e riscaldano la platea, in generale, piuttosto freddina.
Una nota a parte merita l'esecuzione di "Ondanomala" una composizione giovanile, ma estremamente efficace, del contemporaneo Cristian Carrara, figlio di uno dei sopravvissuti al disastro del Vajont cui la pagina è dedicata. L'atmosfera è cupa e tonante, come probabilmente devono averla percepita le vittime di quella tragica notte. Gli orchestrali vibrano assieme ai loro strumenti in questa composizione che potremmo accostare a un certo stile minimalista degli anni '80 del secolo scorso. Bella composizione, Orchestar e Maestro toccanti.
Sala piena, tanti giovani imberbi e fuori luogo al Verdi, ma felici di vederli e di averli con noi, visto che il pubblico del futuro saranno loro...speriamo!
Una nota a parte merita l'esecuzione di "Ondanomala" una composizione giovanile, ma estremamente efficace, del contemporaneo Cristian Carrara, figlio di uno dei sopravvissuti al disastro del Vajont cui la pagina è dedicata. L'atmosfera è cupa e tonante, come probabilmente devono averla percepita le vittime di quella tragica notte. Gli orchestrali vibrano assieme ai loro strumenti in questa composizione che potremmo accostare a un certo stile minimalista degli anni '80 del secolo scorso. Bella composizione, Orchestar e Maestro toccanti.
Sala piena, tanti giovani imberbi e fuori luogo al Verdi, ma felici di vederli e di averli con noi, visto che il pubblico del futuro saranno loro...speriamo!
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