Il Criticone in questo caso può restare zitto, completamente silente, perché su questa produzione non c'è nulla da ribattere ma solo parlare bene di tutto: che gioia!
È stupefacente l'impianto scenografico di Paul Brown, essenziale e ricchissimo, al contrario dei costumi ricchi e pieni di fantasia che creano un connubio esplosivo, capace di accecarci di bellezza, stordirci di eleganza e sorprenderci di novità.
È strepitosa la regia di Graham Vick, riprodotta da Stefano Trespidi, che cesella personaggi, costruisce climax, suggerisce e sottolinea, esalta e sprofonda esattamente come il dipanarsi della vicenda, offrendo splendidi opportunità per tutte le masse artistiche impegnate: Graham non è più con noi ma lunga vita alla ripresa di questo spettacolo.
È impeccabile il cast artistico: dalla Anna Bolena della strepitosa belcantista Salome Jicia, sostenuta da tecnica e da uno strumento vocale entrambi fuori dal comune, a Lord Riccardo Percy del convincente e acutissimo tenore Marco Ciapponi; dalla Giovanna di Seymour di un'altra strepitosa belcantista Laura Verrecchia, che contrappunta alle doti della Jicia con altrettante qualità, all'Enrico VIII di Riccardo Fassi che avercene di voci giovani e presenze sceniche così; dallo Smeton di Veta Pilipenko, ai Lord Rochefort e Sir Hervey rispettivamente interpretati da Nicolò Donini e Andrea Schifaudo...tutti, ma proprio tutti, erano in parte e hanno dato il loro meglio senza sforzo alcuno, quantomeno apparentemente. Le mie orecchie e i miei sensi vibrano ancora dopo ore dalla fine dello spettacolo: grazie, di cuore!
È incredibile la quantità di applausi che ha omaggiato tutti i presenti sul palco, l'ovazione ricevuta dalle prime parti e dal Maestro Ciampa, segno che la qualità è riconoscibile da tutti, non solo da chi se ne intende e sono questi gli spettacoli che vorremmo sempre...
E l'ultimo grazie vola a Gaetano Donizetti per aver scritto un'opera così bella e vibrante.