giovedì 14 luglio 2022

IL PIPISTRELLO martedì 12 luglio 2022

Locandina dello spettacolo 

È stato proprio bravo Oscar Cecchi, il regista di questa produzione de Il Pipistrello, a chiusura della stagione invernale 21/22 del Teatro Giuseppe Verdi di Trieste. Bravo perché è un'operetta con una corposa parte recitata che la avvicina ad una commedia ma è riuscito a tenere la tensione della trama dall'inizio alla fine, con un esplosivo secondo atto. Per le mani ha avuto un buon cast di interpreti capaci di passare dal canto al parlato senza particolari deficit o voci impostate, liricamente parlando. Questa operetta di Johann Strauss jr è giustamente un capolavoro. A cominciare dall'ouverture che sciorina gran parte dei temi che ascolteremo nel corso dei tre atti e che è da sola un'opera d'arte compiuta. Come scrivevo poc'anzi, il libretto di Carl Haffner e Richard Genée, basato su Le Reveillon di Henri Meilhac e Ludovic Halévy, ha un peso non indifferente per la trama intricata e scoppiettante che ne fa un vaudeville perfetto con piacevole morale finale: chi la fa l'aspetti!




L'allestimento è di quelli che mi piacciono per eleganza e parsimonia di spesa, semplice ma efficace: bravo Paolo Vitale per averlo così concepito! Cecchi muove i suoi interpreti con maestria e consapevolezza dei pesi scenici, evitando il più possibile sbavature e gigionerie da operetta (quanto è difficile sembrare ubriachi quando non lo si è, come nel terzo atto) e concentrandosi sui piani e contropiani che la scenografia gli offre. E ancora più bravo è stato a lasciare tanto respiro alle belle coreografie di Lukas Zuschlag, interpretate dai danzatori della SNG Opera e Balletto di Lubiana: fresche, con un interessante tocco contemporaneo, molto musicali e dai fantasiosi disegni! Un bravo in particolare a Filippo Jorio a suo agio sui tacchi come nelle scarpette da mezza punta, ma veramente a tutti che seguo, come ben saprete miei stimati lettori, con passione e stima nelle mie trasferte slovene!




Dalla potente Rosalinde di Marta Torbidoni al notevole Gabriel von Eisenstein  Manuel Pieratelli, dal brillante e acutissimo Alfred di Alessandro Scotto di Luzio alla portentosa Adele di Federica Guida, dal duro Principe Orlofsky di Anastasia Boldyreva al geniale Dottor Falke di Fabio Previati, questo casr ha tecnica, timbro, volume e capacità attoriale da vendere, capaci di imporsi sul "chiasso" della musica da operetta! E sono ben affiancati e sostenuti da Stefano Marchisio, Andrea Binetti, Federica Vinci e Andrea Schifaudo che completano una compagnia di artisti di tutto rispetto.

Le masse artistiche del Verdi non sono da meno: l'Orchestra suona perfettamente a proprio agio la brillante musica di Strauss, guidata dalla bacchetta attenta di Nikolas Nagele, così come il coro diretto da Paolo Longo che, purtroppo, continua ad essere silenziato e sfregiato dalla mascherina...


Sono invece rimasto stupito nel vedere quanto poco pubblico era presente! Ma come, si sono sentite per anni lamentele per la scomparsa del Festival dell'Operetta e quando il teatro la ripropone questa è la risposta della città?!? Che peccato...



sabato 9 luglio 2022

BEJART BALLET LAUSANNE mercoledì 6 luglio 2022

Locandina dello spettacolo  

È sempre bellissimo sapere che a 80 km da casa c'è una capitale europea che ti offre spettacoli prestigiosi senza lo stress di...doverci vivere :-) ancora grazie al Festival di Lubiana e alla direzione per la qualità e la bellezza delle proposte che ho avuto modo di vedere!

La serata è divisa in due parti: nella prima c'è una produzione del 2016 creata da Gil Roman, attuale direttore della compagnia svizzera, mentre nella seconda assistiamo ad un collage di duetti di Maurice Bejart, uno dei geni coreografici del XX secolo. 

Confronto impari.

In estrema sintesi, della prima parte direi che i due musicisti - Citypercussion, alias Thierry Hochstaetter e jB Meier -sono stati la parte più interessanti della serata tant'è che, spesso, l'occhio cadeva su di loro invece che sui danzatori, che peraltro sono strepitosi. Pensavo: avere per le mani una compagnia di 34 elementi e limitarsi quasi sempre a lavorare su piccoli gruppi: che spreco! Bravi i ragazzi del sestetto maschile e Elisabet Ros nel suo assolo. Molto bello il disegno delle luci. E se evito di parlare della coreografia potete ben immaginare il perché...

La seconda parte ci ricorda immediatamente cosa vuol dire avere talento coreografico: i singoli passi hanno un senso compiuto e profondo nel disegno generale, riuscendo a generare emozioni, senza essere solo sequenze di passi che sono quanto do più semplice si possa proporre anche ad allievi amatoriali. Dietro ogni duetto c'è grande gusto estetico, conoscenza dei pesi scenici, profondo senso teatrale, musicalità da vendere, bellezza e poesia. Non sono stato un estimatore del lavoro di Bejart che, all'epoca, mi sembrava troppo teatrale e poco danzato. Ma per fortuna sono riuscito a cambiare opinione: come per molti altri geni, autori di capolavori, la distanza temporale rende e conferma la grandezza dell'opera. Avercene di coreografi così! I danzatori hanno indubbiamente meno personalità di una volta, nonostante siano tutti tecnicamente più ferrati: dai loro volti non traspare molto, se non un sorriso stereotipato. Non sono più gli anni di Jorge Donn, della Savignano, di Bortoluzzi, di Sylvie Guillem: ecco allora che, quando entra Elisabet Ros, tutto si illumina. Di nuovo i danzatori sono più interessanti e intriganti delle danzatrici.

Riconosco estratti da "Webern Opus 5", "Bakhti III", "Wien, wien, nur du allein" e altri cui non saprei dare un titolo e che, purtroppo, il programma di sala né il sito della compagnia riportano. Lo stesso per quanto riguarda gli interpreti o gli autori dei costumi e delle musiche. Mi dispiace anche non poter allegare foto, almeno di repertorio ma il sito della compagnia è blindatissimo...

Krizanke quasi tutto pieno, pubblico caloroso

Ne approfitto per chiedere pubblicamente il senso di apporre due maxischermi ai lati del palcoscenico  che trasmettono una visione dello spettacolo in diretta, composta da una regia mobile, che purtroppo arriva sugli schermi con un secondo di differita, creando così una sorta di "eco" con quanto succede al centro del palcoscenico non proprio piacevole...

lunedì 4 luglio 2022

MESSA DA REQUIEM lunedì 4 luglio 2022

Locandina del concerto 

Sublime.

Il cast che componeva questa esecuzione della Messa da Requiem di Giuseppe Verdi era sublime. Krassimira Stoyanova ha un timbro splendido, una gran tecnica, capace di pianissimi suggestivi e con un fraseggio esemplare! In più trasuda serietà e umiltà che la rendono ancora più affascinante: la sua interpretazione del Libera me spero sarà fonte di studio e di spunto per tante altre soprano. Elina Garanca è una diva del belcanto, bella come il suo timbro vocale da vero mezzosoprano, agile nelle note acute tanto quanto nei bassi. Dmytro Popov è un tenore dal timbro cristallino, dotato di buona tecnica e volume che ha cantato spingendo sempre al massimo. Riccardo Zanellato è un basso che giustamente il mondo ci invidia: timbro, volume, tecnica, fraseggio, non gli manca nulla!



Mastodontica. 

La Messa da Requiem è un'opera mastodontica e matura del Cigno di Busseto: rivela una pacatezza e un equilibrio che il giovanile ardor conosceva meno. Inizia sottovoce, quasi a sottolineare che dalla terra partiamo e che lì torneremo, in cenere, o per ricordare che si tratta di una messa per i defunti da onorare in silenzio, fin o ad arrivare in alto, nel finale, con toni acuti che salgono fino al cielo, o anche più in alto per chi ha fede. Sono un verdiano da sempre e sono indubbiamente di parte - anche se non sono così ottuso da trovare tutta la musica di Verdi bella - ma trovo che in questa composizione ci sono  pagine di bellezza unica: dal Kyrie al Confutatis, dal Lacrimosa al Lux Aeterna, fino alla meravigliosa Libera me. Si, certo, il clangore della musica di Verdi...sembra musica da banda...va bene: a qualcuno non piace ma se la ascoltiamo ancora dopo più di un secolo, direi che a molti altri piace, no? Passando all'esecuzione resa in occasione del 70esimo Festival di Luabiana, gli organici sfoderati sono di tutto riguardo, numeri cui non siamo più abituati, in questi anni di ristrettezze: un centinaio i musicisti dell'Orchestra Filarmonica di Lubiana e altrettanti i coristi, integrati anche dal Coro misto della Glasbena Matica di Lubiana, hanno riempito di musica di altissimo livello la bella e ampia sala della Gallusova Dvorana. La sala ha una acustica straordinaria, capace di veicolare i suoni più piccoli e di compattare quelli troppo forti. La prestazione di entrambi i complessi è stata veramente esemplare. Gli ottoni hanno una qualità che raramente incontro nei miei ascolti, ancor di più le prime parti dei flauti e delle trombe.



Toccante

La direzione di Roberto Abbado, membro di una famiglia dedita alla musica con risultati eccellenti, è di grande effetto: capace di gestire i volumi e di trasportare l'orchestra e il coro, per esempio, in un Dies Irae dal tempo sostenuto, senza che ne risenta la compattezza o la purezza del suono. Ha saputo rendere la parte più tragica sin dal pianissimo iniziale, che mi ha profondamente toccato, per innalzarsi alle vette liberatorie del finale. Meraviglioso, grazie. Il silenzio ovattato del pubblico durante l'esecuzione è stato toccante: non lo ricordavo da tanto così educato e assorto.  Altrettanto quando si è potuto finalmente liberare in un applauso scrosciante, lungo e riconoscente per la tanta bellezza vissuta. Serata indimenticabile, sala piena a tre quarti, pubblico partecipe, generoso e ineccepibile