Tornando a vedere una replica de Il grande Gatsby non posso che ripetere le mie impressioni su l'opera più conosciuta di uno dei miei scrittori di formazione, Francis Scott Fitzgerald, anche se questo non è stato il mio romanzo preferito (Tenera è la notte sì!), soprattutto a causa della trama poco chiara e per la gran quantità di personaggi e nomi.
Alla prima visione mi ero approcciato a questa messa in scena con qualche perplessità, domandandomi come avrebbe fatto un coreografo a rendere leggibile un plot così complesso. Leo Mujic è un coreografo che conoscevo di nome per Glembaj in repertorio al Balletto Nazionale di Zagabria, ma di cui non avevo ancora mai visto nulla.
Ancora più dubbi.
Il collage musicale unisce brani di Philip Glass, Leonard Bernstein, George Gershwin, Louis Prima, Samuel Barber, Glenn Miller, George Whitefield Chadwick, al punto che sembrano esser stati scritti tutti nella stessa epoca e proprio per questa vicenda.
Il corpo di ballo del Teatro Nazionale di Lubiana interpreta questa coreografia con brio, voglia, piacere ed entusiasmo vitale: dai primi ballerini ai solisti, dai danzatori di fila fino alle comparse, tutti sono compresi nei loro ruoli e sembrano voler offrire la vita in cambio della possibilità di poter danzare!
Molti sono i ruoli solistici e sarebbe impossibile elencarli tutti ma non posso non soffermarmi sulla danza elegante di Tjaša Kmetec, sulla verve giovanile di Yaman Kelemet; sul versante maschile Petar Đorčevski conferma le sue doti di partner brillante e di solista talentuoso, Lukas Zuschlag disegna un piccolo cammeo ma con la solita finezza interpretativa e Hugo Mbeng non smette mai di sciorinare tecnica intrepida e netta.
L'apparato scenografico ad opera di Stefano Katunar è tanto semplice quanto fortemente suggestivo e capace di portarci nei luoghi del racconto grazie soprattutto al magistrale disegno luci di Aleksandar Čavlek, veramente strepitoso! I costumi di Manuela Paladin Šabanović riportano con grande sensibilità a quest'epoca per me
magica, fatta di senso di libertà, di sregolatezza e di possibilità, di abbandono e di sogno, e se il racconto è riuscito è senza dubbio anche grazie alla drammaturgia riscritta da Bálint Rauscher.