wow
Wow
WoW
WOW
Veramente. Super wow!
Resto sempre più colpito dall'intelligenza della direzione artistica dello SNG di Lubiana e del coraggio che hanno nel proporre determinati titoli e autori. Operazioni di altissimo livello, adeguate a qualunque scena internazionale a soli 90 km da Trieste dove, per esempio, ci si dibatte ancora tra conservazione e noia: chapeau! Complimenti alla dirigenza e alle maestranze del Teatro dell'Opera e del Balletto di Lubiana!
Lo spettacolo che tanto mi ha esaltato e che mi appresto a raccontarvi è La belle et la bete, nella versione contemporanea e minimalista di Philip Glass, che ha debuttato nel 1994 a Gibellina e dove credo non abbia goduto di altre repliche.
Sono un fan sfegatato di Philip Glass, per cui sono ancora più contento e forse troppo di parte nel raccontarvi la meraviglia di questo allestimento, ma mi sforzerò di restare obiettivo.
Tutto perfetto!
A partire dall'attenta, intelligente, lucida, lungimirante, strepitosa regia di Matijaz Faric, autore anche delle piccole ma interessanti coreografie affidate ad un manipolo di danzatori della SNG e dei contributi video: ogni gesto, ogni dettaglio, ogni parola ha una motivazione nella versione che suspence di una storia il cui finale, in verità, ci è chiaro e familiare.
Faric regala a noi spettatori, e che la rende ricca, preziosa e indimenticabile. Tutto è curato: a partire dall'inizio un po' lento e difficile da assimilare per i troppi stimoli che riceviamo e per il testo che si perde in dettagli che sembrano meno importanti, ma che poi cattura tutti noi e ci tiene nella
I personaggi sono magistralmente scolpiti - ed enfatizzati grazie alla bellezza dei costumi di Alan Hranitelj, che ne sottolinea e personalizza ancora di più i caratteri, nonostante l'unica variazione al grigio piombo, sia il bellissimo abito blu notte con rose rosse dedicato a Belle.
In tanta bellezza l'austera scenografia ideata da Marko Japelj, che crea tre emicicli mobili che circondano, espongono, avvolgono e danzano con e per i protagonisti, diventa il perfetto contenitore di questa vicenda. Assoluti protagonisti dello spettacolo i sette macchinisti che guidano gli emicicli con perizia, attenzione e coinvolgimento. La recente ristrutturazione dell'edificio, ad opera di qualche mente esperta ed illuminata, ha dotato questo teatro di eccezionali mezzi di macchineria teatrale che, come in questo allestimento, consentono ad un intero allestimento di scendere nel sottopalco e sparire a vista o di elevare l'intero palco fino all'arlecchino.
Le luci di Andrej Hajdinjak sottolineano ed enfatizzano con armonia, delicatezza ed eleganza le
scene, i costumi e la regia stessa regalandoci momenti di vera poesia, ad esempio come quando alcuni protagonisti spariscono dalla nostra vista ma restano in scena grazie alle loro ombre stagliate con i proiettori di taglio.
Venendo alla parte musicale, la Direttrice Ziva Ploj Persuh affronta questo colosso di difficile esecuzione, con importanti volumi degli archi da calibrare rispetto alle voci in scena, con la forza di un Titano e la delicatezza di una mano femminile: l'esecuzione da parte dell'Orchestra della SNG di Lubiana è talmente precisa che sembra di ascoltare una perfetta riproduzione da CD, una vera libidine per le nostre mortali orecchie!
I cantanti hanno saputo coniugare espressività, canto e presenza scenica come si chiede ad un performer contemporaneo, risultato tutt'altro che scontato visto che è la compagnia stabile del teatro ad affrontare questa partitura.
Elena Dobravec è una Belle indimenticabile, capace di costruire un personaggio credibile in tutti i suoi aspetti; così come Darko Vidic riesce nella difficile trasformazione dalla Bestia al Principe con maestria e talento. Ma sono bravi, veramente bravi, tutti gli altri comprimari: Urska Kastelic e Rebeka Radovan, due perfide ed egoiste sorellastre, il padre fragile e iniquo di Juan Vasle, i due coprotagonisti maschili di Luka Ortar e Lucas Somoza Osterc e gli altri quattro comprimari, tutti perfettamente calati nei loro ruoli e nel trasportarci nelle torbide profondità di
questa vicenda. Bravi!
La musica di Philip Glass con il suo procedere come cerchi nell'acqua che lentamente si espandono, ipnotizza lo spettatore al punto che il silenzio degli spettatori che gremivano la sala era assoluto e permetteva realmente di immergersi nella narrazione, in totale solitudine e concentrazione.
Un'ora e quaranta volate via con la speranza che fosse solo finito il primo atto...
Grazie!