Locandina dello spettacolo
Conosco perfettamente le Danze Polovesiane da Il Principe Igor di Aleksandr Borodin, sulla cui versione coreografica fantasticavo da bambino grazie a due foto che campeggiavano sulla copertina del mio LP., ma del resto dell'opera non avevo mai avuto modo di sentire nulla, né la mia curiosità mi aveva spinto ad indagare.
Non sapevo quindi che è l'opera unica e incompiuta di Aleksander Porfirevic Borodin, apprezzato chimico e musicista amatoriale, morto improvvisamente a 54 anni durante un ballo (!) e poi portata a termine da Aleksandr Kostantinovic Glazunov e Nikolaj Andreevic Rimsky-Korsakov, grandi compositori russi e amici fedeli, che cercarono di ricomporre la grande mole di appunti e note, lasciati sparsi in un processo creativo che durava da diciotto anni. In dubbio restava anche l'evoluzione drammaturgica, che Borodin stese personalmente curando anche il libretto dell'opera, che è potuta approdare sul palcoscenico solo grazie alle tante conversazioni private, alle disquisizioni musicali che i tre amici condividevano.
Quindi la mia prima, virginale, impressione è stata quella di trovarmi di fronte ad un pastiche musicale alla moda russa di metà ottocento, con una stupefacente sezione di danza incorporata, un paio di arie piacevoli e diverse brillanti pagine corali.
L'allestimento che la Fondazione Lirica Giuseppe Verdi di Trieste ci propone, arriva dal Teatro Accademico Nazionale di Opera e Balletto di Odessa, in Ucraina.
Come per la loro Bella Addormentata, che non ho recensito a dicembre, l'allestimento è gradevole, fatto di soli fondali di tulle dipinti e da un paio di elementi costruiti ad opera di Tatiana Astafieva; i costumi rivelano invece una cura e una sobrietà insolita ma non è dato sapere chi li firma; la regia - come la coreografia per La bella addormentata - è talmente banale e piena di ovvietà che rasenta il fastidio; ma la sezione coreografica e la parte musicale sono strepitose!
Piccola considerazione polemica: registi occidentali che avreste immediatamente chiesto al povero coreografo di turno di snaturare le Danze Polovesiane affinché non siano danze e soprattutto che i danzatori non sembrino tali, venite a sentire come applaude il pubblico triestino - da sempre non proprio appassionato di danza - e riflettete...
Ha fatto un lavoro eccellente il Maestro Francesca Tosi riunendo il coro ucraino all'ormai sparuto triestino, regalandoci volumi e forza che non ricordavamo da tempo. Lo stesso dicasi per il Maestro Igor Chernetski che ha saputo spronare l'Orchestra triestina con risultati encomiabili.
Le Danze Polovesiane sono coreografate - credo, visto che, nuovamente, il programma di sala non lo dice - da Yury Vasychenko che è il direttore della compagnia di ballo e non sono belle, né originali ma di grande effetto e danzate con grinta e professionalità.
La compagnia di canto è di ottimo livello, a partire da Igor Sviatolasvich interpretato sontuosamente e magistralmente cantato da Viktor Mityushkin, affiancato da una delicata ma potente Jaroslavna ad opera di Anna Livtinova, il figlio di Igor, Vladimir Igorevich è stato molto ben cantato dal tenore Vladislav Goray, solido tecnicamente e dotato del perfetto physique du rçle da principe russo e da un imponente Kontchak interpretato con grinta e solida tecnica da Viktor Shevchenko. Adeguata la Konchakovna di Kateryna Tsymbalyuk e gli altri comprimari tra i quali per me spiccava per fraseggio, filati e delicatezza interpretativa la fanciulla polovese di Alina Vorokh. Insopportabili registicamente i personaggi di Eroska e Skulà, Yuri Dudar e Aleksandr Prokopovich, e poco convincente il Principe Galitsky di Dmitry Pavlyuk.
Sala abbastanza piena ma imbarazzata e incerta negli applausi per un'opera così poco conosciuta e rappresentata. A mio avviso una bella occasione per approcciarsi ad un lavoro così insolito (andrò a comprarmi il CD per familiarizzare) che andrebbe colta dai melomani triestini